E’ bene sapere che la birra, contenendo generalmente meno etanolo rispetto agli altri drink inebrianti esistenti e importanti proprietà nutritive, non è una semplice bevanda alcolica.
Difatti, per le sue capacità nutrizionali, da sempre conosciute, anticamente si somministrava ai bambini, veniva offerta in voto, considerata bevanda degli dei e chiamata “pane liquido”, perchè vagliata come un vero e proprio alimento, per lo più sano.
Questo perchè all’interno della birra sono presenti sali minerali, vitamine, buone quantità di potassio e minime tracce di calorie, i cui apporti dipendono dalla tipologia della stessa bevanda.
Per il tutto delineato la birra si può inserire nei metodi nutrizionali bilanciati e, dunque usare tranquillamente senza avere alcun problema di prendere peso, come invece spesso contrariamente si dice perchè non si è informati correttamente.
Inoltre, riesce a far aumentare il livello di estrogeni nelle donne che, introducendola nel loro regime alimentare tardano nella menopausa.
Come scritto precedentemente è una bevanda alcolica che contiene poche calorierispetto le altre euforizzanti poste in commercio ed è doveroso puntualizzare che tale caratteristica è presente anche se si mette a confronto con i drink analcolici.
MATERIE PRIME PRINCIPALI: IL LUPPPOLO E MALTO
Una materia prima principale della birra è il luppolo che come tutti sicuramente non sanno è una pianta che appartiene alla famiglia delle Cannabinacee.
Questo vegetale è importante perchè non solo è il responsabile costituente della bevanda in questione, ma contiene ormoni vegetali che corrispondono agli estrogeni utili, soprattutto alle donne, come in precedenza si è scritto.
Un’altro ingrediente fondamentale, impiegato per la produzione di questo drink tanto amato e conosciuto in tutto il mondo è il malto dal quale si ottengono diversi tipi di birra in base alle sue tante tipologie.
COS’E’ LA BIRRA ARTIGIANALE?
Di solito è la birra artigianale, detta pure birra cruda o viva, che da straordinari benefici all’organismo, perchè non essendo esposta a temperature alte e, dunque non pastorizzata, riesce a far lavorare perfettamente i microrganismi fermentanti e i saccaromiceti che, essendo presenti in modo attivo nella stessa bevanda, agiscono positivamente nell’organismo, soprattutto considerando le sue funzioni intestinali.
Può essere considerata una bevanda che facilita la digestione anche grazie la sua schiuma vigente che indica la naturalezza del prodotto.
CLASSIFICAZIONE BIRRE IN BASE ALLA LEGGE
In Italia la produzione e il commercio della birra sono regolamentate dalla legge n.1354 del 1962, “Disciplina igienica della produzione e del commercio birra”.
E’ bene sapere che il secondo articolo di questa normativa prevede la classifica delle bevande in questione che, per porle in commercio devono essere divise, seguendo il loro “grado Plato” che sarebbe il livello saccarometrico e il contenuto di zuccheri nel mosto prima che la fermentazione inizi.
Dal tutto vengono stabilite dalla legislazione cinque categorie, quali:
1) – birra analcolica con un volume alcolico non superiore a 1,2% e un grado Plato compreso tra 3 e 8;
2) – birra light o birra leggera con un volume alcolico tra 1,2% e 3,5% e un grado Plato compreso tra 5 e 10,5;
3) – birra che, con un volume alcolico superiore ai 3,5 e con un grado Plato superiore a 10,5, scaturisce la birra speciale e quella doppio malto;
4) – birra speciale con un grado Plato non inferiore a 12,5;
5) – birra doppio malto con un grado Plato superiore ai 14,5.
MIGLIORI BIRRE ITALIANE DOPPIO MALTO
Per classificare le migliori birre italiane bisogna dividerle in tre sezioni, quali:
1) – Birre quotidiane che, grazie l’alta capacità del birrificio che le propone, mettono in evidenza equilibrio, piacevolezza e semplicità, tanto da poterle bere giornalmente, senza turbare il proprio peso corporeo e sobrietà.
Tra le tante troviamo, ad esempio: La Bionda, La Bassa, Martinella, Muller, Montestella, Young Lion, Sophia, Giulia, La Busona, Terrarossa, Monaco, Oro, Polaris e tante altre che si possono visualizzare andando sul sito birredamanicomio.com
2) – Grandi birre che, essendo di elevata espressività, di ampia costruzione e qualitativamente inattaccabili, bisogna assaporarle almeno una volta nella vita.
Tra le tante troviamo, ad esempio: Bran, Minou, Terzo Miglio, Dark Side, Wallonie, Confine, Karnera, Ginevra, Aran, Cibus, Stoner, Regina del Mare e tante altre ancora.
3) – Birre slow che, attraverso il loro elevato valore qualitativo e organolettico, riescono a mettere in perfetta evidenza il territorio, il birrificio e il birraio che le presenta.
Tra le tante troviamo ad esempio: Motor Oil, Vecchia Bastarda, Blond, Ninfa, Special Red, Belle Saison, Sexy Pompia, Maxima e tant’altre sempre da poter conoscere e visualizzare anche attraverso internet.
COS’E’ LA BIRRA DOPPIO MALTO?
La birra doppio malto è quella bevanda che ha un saccarometrico maggiore di 14,5 e un grado alcolico maggiore di 3,5%.
E’ importante sapere che la definizione “doppio malto” non dipende dall’effettiva quantità di malto in essa contenuta, ma dalla schietta denominazione legale creatasi per sua appartenenza alla quinta categoria che, insieme alle altre sopra delineate, indicano le birre che si commercializzano in Italia.
Le birre doppio malto, oltre ad essere accomunate da una densità di mosto superiore ai 14,5°P, hanno simili particolarità organolettiche, soprattutto se si considerano le bevande industriali che, grazie la scelta volta a standardizzare il prodotto, sono riconoscibili al consumatore.
Difatti, quando questo chiede una birra doppio malto, vuol far capire che sta cercando una bevanda non estremamente luppolata, di grado alcolico medio-alto, ambrata e di corpo non eccessivamente minuto.
Mentre se domandasse tre birre doppio malto in un beer shop, farebbe intendere che vuol bere tre prodotti differenti tra loro come ad esempio le tre birre belghe, quali: Gouden Carolus Ambrio, Dulle Teve e Rochefort.
E’ bene sapere che le caratteristiche delle birre, generalmente si formulano in base alle quattro fasi di produzione effettuate, quali:
1) – l’ammostamento che è il processo nel quale gli amidi dei cereali impiegati vengono degradati a zucchero e disciolti in acqua;
2) – la filtrazione con la quale si elimina la parte solida e si ottiene un composto acquoso e zuccherino, il cosiddetto mosto;
3) – la bollitura che permette al mosto di amaricarsi con i luppoli;
4) – la fermentazione che trasforma gli zuccheri in alcool e anidride carbonica.
Seguendo questi vari stadi e quel che riguarda la birra doppio malto, si può ben delineare che il suo mosto è accomunato da un grado Plato non inferiore ai 14,5 e la bevanda ottenuta di grado alcolometrico volumico superiore a 3,5% risulta ambrata, chiara o nera, dolce o amara, più o meno alcolica e secca.